Anche il Dott. V. Provenzano all’interno del gruppo di lavoro per la gestione dell’emergenza Covid nella provincia di Palermo.

PALERMO. «Quando l’assessore me lo ha proposto non ho esitato. Il momento è troppo serio per qualsiasi altra valutazione»: esordisce così Renato Costa, direttore del dipartimento di Diagnostica Clinica e Radioisotopica del Policlinico di Palermo che da pochi giorni è stato nominato commissario per la gestione dell’emergenza Covid nella provincia di Palermo.

Com’è noto Costa è un esponente storico della CGIL, il sindacato “rosso” che non ha mai risparmiato critiche, spesso severe, all’assessore Ruggero Razza, esponente di primo livello della destra siciliana, nato e cresciuto sotto l’ala protettrice del presidente della Regione Nello Musumeci.

“Il rosso e il nero” si potrebbe dire, mutuando il titolo del capolavoro di Stendhal o ancora il commissariamento “fasciocomunista” per ricorrere a Pennacchi. Ma la questione è molto più seria: l’epidemia ha ripreso a correre veloce in tutto il Paese ed in Sicilia si sono raggiunti numeri mai sfiorati prima. Di fronte ad un male comune e superiore l’assessore Ruggero Razza ha proposto l’armistizio, Renato Costa lo ha accettato. Un colpo di scena da “Trono di Spade”, tutti uniti contro l’estraneo. Ma qual è la strategia? Lo abbiamo chiesto in questa intervista al diretto interessato.

 Si aspettava questo incarico?

«No. Non ne avevamo mai parlato con l’assessore Razza, ma quando l’assessore me lo ha proposto non ho esitato. Il momento è troppo serio per qualsiasi altra valutazione. Non nascondo che per me è stata una sorpresa, con tutto quello che significa l’accettazione di questo incarico ed, ovviamente, anche con le conseguenze che comporta questa mia scelta fra cui, per prima, la sospensione da tutte le cariche nazionali e regionali rivestite in CGIL».

Quali sono i compiti che le sono stati assegnati?

«La sfida è interessante. L’assessorato aveva già avuta una intuizione del genere a Catania e, sulla scorta di questa esperienza, ha deciso di istituire questa task force anche a Palermo. La sfida principale è quella di rendere omogenee le scelte fra tutte le Aziende Ospedaliere e Sanitarie che operano fra Palermo e provincia. La situazione è imprevedibile e dobbiamo combattere contro il tempo. Occorre una perfetta conoscenza della situazione in tempo reale. Per fare questo abbiamo fin da subito adottato un monitoraggio in tempo reale dei posti letto disponibili. Questo dato viene incrociato con le informazioni in tempo reale delle condizioni cliniche dei pazienti, sia quelli ordinari che quelli di terapia intensiva. Abbiamo deciso di assegnare “codici colore”. Uno verde che individua i pazienti ospedalizzati che stanno bene e che possono essere dimessi nel breve periodo (24 – 48 ore), uno giallo che individua i pazienti stazionari ed un codice rosso per i pazienti che tendono ad aggravarsi. L’analisi di questi flussi ci consentirà di avere subito una mappa della situazione ma soprattutto di elaborare proiezioni sulla capacità ricettiva dei nostri ospedali. Un altro strumento estremamente importante sul quale bisogna putare sono i tamponi rapidi. Metteremo a disposizione la nostra funzione di coordinamento per omogeneizzare ed estendere il più possibile la somministrazione del tampone rapido che va fatto alla più ampia fetta di popolazione possibile, a partire da tutti uffici pubblici, e dalle scuole. Parliamo di centinaia di migliaia di persone, per cui è chiaro che serve davvero una funzione di coordinamento».

Ha già nominato i componenti del gruppo di lavoro? Chi sono?

«Sì. Con me lavoreranno altre sette persone, così come previsto dal decreto assessoriale di nomina. Si tratta di Massimo Farinella, primario del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale Cervello; Nicola Scichilone, professore ordinario di Pneumologia dell’Università di Palermo; Tiziana Maniscalchi, primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale Cervello; Bruno Marsala del dipartimento di prevenzione dell’ASP 6; Fabio Genco, direttore della SUES 118; Nicola Alessi, ingegnere informatico del Policlinico di Palermo e Claudio Pizzo, dipendente del Policlinico di Palermo. Voglio sottolineare però che, con mio grande piacere, si è creato un bel clima di collaborazione e, pur non potendo essere inseriti nella task force, molti altri colleghi hanno offerto la loro collaborazione. Fra cui il professore Salvatore Corrao, direttore della Medicina Interna dell’ARNAS Civico; il dottore Provenzano, direttore del reparto di Medicina dell’Ospedale di Partinico; Alberto Firenze, risk manager del Policlinico di Palermo; Francesco Ingrillì, primario di Cardiologia dell’Ospedale Villa Sofia; Domenico Galbo, dirigente medico anestesista del Policlinico. Ovviamente tutte le collaborazioni sono a titolo gratuito».

Come sono stati scelti i componenti dello staff?

«Ho presentato un elenco con le mie proposte all’assessore Razza. L’elenco è stato condiviso ed accettato in toto».

Il lavoro di questa nuova task force palermitana in cosa si differenzia rispetto al lavoro del Comitato Tecnico Scientifico?

«Siamo due cose profondamente diverse. Il comitato deve elaborare linee guida per il contrasto al Covid-19 in tutta la Regione, cosa che ha egregiamente fatto. Noi invece abbiamo un compito più pratico, cioè garantire adeguatamente ed immediatamente l’accesso alle cure ospedaliere in tutta la provincia e con modalità omogenee fra tutte le strutture ospedaliere. Ritengo importante sottolineare che, nonostante la giusta preoccupazione e la necessaria prudenza, fino ad oggi in Sicilia nessun soggetto positivo al Covid che avesse necessità di ricovero è rimasto fuori dall’ospedale. Nonostante i numeri che abbiamo adesso in Sicilia sono gli stessi numeri che registrava la Lombardia nel mese di aprile noi non abbiamo mai avuto problemi di ospedalizzazione. Il sistema sanitario ha tenuto durante la scorsa primavera e continua a tenere adesso, non è mai entrato in affanno. Il nostro obiettivo è riuscire a mantenere questa situazione».

Quali le scelte più urgenti? In quale direzione vi state muovendo?

«Stiamo condividendo con la rete ospedaliera un indirizzo: alleggerire il carico degli ospedali, lavorare meglio sul territorio. Quindi, oltre ai tamponi, abbiamo suggerito la creazione dei domicili protetti. Scelta che è già stata adottata dall’assessorato. Occorre chiarire che un soggetto positivo che non ha patologie in atto può, ed anzi deve uscire dall’Ospedale, ma se non è (o non è ancora) autosufficiente come si fa? Allora l’idea di istituire il “Domicilio Protetto con Continuità Assistenziale”. Il primo è già stato attivato a Castelbuono, con 40 posti letto per degenti, positivi al covid, che non necessitano di ricovero ospedaliero ma, per la loro fragilità, non possono neanche essere subito trasferiti nelle loro abitazioni o nei Covid hotel. Questa formula va a colmare un vuoto che ci consentirà di snellire ulteriormente il carico ospedaliero. Per altro- come già pubblicato ieri da Insanitas- oltre ai 40 posti di Castelbuono è stata individuata anche la Residenza Sanitaria Assistenziale di Borgetto, con altri 30 posti letto che vanno a liberare altrettanti posti nei Covid Hospital della provincia».

Fonte: https://www.insanitas.it